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Complesso di Santo Stefano - Santo Stefano Bologna - Hotel Complesso Santo Stefano Bologna
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Complesso di Santo Stefano a Bologna  

Nel centro storico di Bologna è possibile visitare un complesso di carattere religioso, costituito da sette edifici sacri, che sono collegati gli uni agli altri da una serie di chiostri, cortili all’estero o da passaggi interni e catacombe, nell’interno o nel sottosuolo. Tale agglomerato di monumenti cristiani viene chiamato anche Nuova Gerusalemme o, più comunemente, Complesso di Santo Stefano o delle sette chiese. Il nome del complesso nasce da un aspetto di collocazione nella città di Bologna; questo, infatti, si affaccia sulla bellissima piazza, dedicata a Santo Stefano. L’etichetta di Nuova Gerusalemme, invece, venne data a questo complesso, poiché fu ideato da Petronio, il quale, dopo numerosi e lunghi viaggi in Terra Santa, decise di voler riprodurre a Bologna sette santuari della Passione di Gesù, in modo da edificare quello che viene considerato un vero e proprio simulacro del Sano Sepolcro. Inoltre lo stesso Petronio, riportando dai suoi viaggi in Gerusalemme numerose reliquie ed oggetti sacri, volle costruire una serie di luoghi ove conservarle.
Il complesso di Santo Stefano è costituito da una Basilica, sottoposta più volte a numerosi interventi di rifacimento, che raccoglie, in realtà quattro chiese differenti: la principale, quella dove si situa l’ingresso principale del complesso è denominata Chiesa del Crocifisso. Accanto ad essa si trova la Chiesa  del Santo Sepolcro, ove trovano ricovero le spoglie di San Petronio; a seguire la chiesa della Trinità e quella dei Santi Vitale e Agricola, che è la chiesa più antica dell’intero complesso. Il fulcro del complesso di edifici religiosi, fu stabilito nel luogo dove si trovava un tempio pagano che venne trasformato e consacrato al nuovo culto religioso. Costruito sopra un fiume e, previamente, dedicato alla Dea Iside, il tempio divenne il punto in cui fu fondato il battistero della Basilica; da notarsi che il culto della dea egizia presenta alcune analogie con quello cattolico, in special modo con il sacramento del battesimo. Ancora esistente, seppur chiuso, un cunicolo che mette in collegamento il battistero con il fiume che scorre sotterraneo.
Nel X secolo il complesso venne notevolmente ampliato grazie all’opera dei sacerdoti appartenenti all’ordine dei Benedettini, i quali fecero raggiungere la grandezza totale dell’agglomerato a circa 4000 metri quadrati. 
Come accennato, Petronio riuscì a recuperare e trasportare a Bologna numerose reliquie ed oggetti sacri dai suoi pellegrinaggi nella Terra Santa, reperti che ancora oggi possono essere ammirati nelle chiese presenti sulla piazza. Nella cripta di San Giovanni è possibile osservare quella che si considera essere la più importante reliquia recuperata da Petronio, ossia una colonna nera dove si narra sia riportata, a circa 1 metro e 70 centimetri, la vera altezza del Cristo. Nella Chiesa del Santo Sepolcro è conservata un’altra colonna che riveste un notevole interesse storico e religioso, poiché, si dice, che su di essa Gesù subì la flagellazione. Un ulteriore  reliquia, riportata da Petronio, è quella che si trova nella Cappella della Benda ed è rappresentata da una striscia di stoffa che la leggenda vuole essere stata usata dalla vergine Maria in segno di lutto per la morte del figlio crocifisso. Travagliate le vicende storiche vertenti sulla chiesa dei Santi Vitale e Agricola, nei cui pressi, alla fine del secolo XIV, venne ritrovato un sarcofago che riportava il nome di Kefa, ossia quello di Pietro. Il sarcofago, per la sua importanza, venne collocato vicino all’altare della chiesa che venne consacrata a San Pietro e si iniziò a considerare il luogo di sepoltura del santo non più Roma, bensì Bologna. Tale avvenimento non venne ben visto dal Papa Bonifacio IX, preoccupato nel voler mantenere la centralità della capitale nella vita cattolica, che sconsacrò la chiesa disponendo la sua demolizione e la distruzione del sarcofago. Il sarcofago fu distrutto, mentre, fortunatamente, non si diede seguito anche alla distruzione della chiesa, la quale, nel XV secolo, grazie a Papa Sisto IV, venne ristrutturata e consacrata ai Santi Vitale ed Agricola.

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